La voce di una educatrice.

Cosa mi ha spinto, cosa si è acceso in me per vivere l’esperienza in golena con un gruppo di bambine e bambini della sezione grandi del nido d’infanzia?

In me erano presenti tutte le domande, e sotto sotto anche un po’ di curiosità, per quella nuova esperienza che era in divenire, per essere poi un vero percorso outdoor. All’inizio ero molto refrattaria; sì l’idea della Scuola nel bosco di Maintal, di bambine e bambini che dormivano all’aperto in Svezia, mi era piaciuta, mi allettava, poteva assomigliare ad una favola. Immagini, fantastichi, dici “ che bello però”. Il difficile è stato entrarne a far parte attivamente, poiché quando poi nel gruppo ne parli e rifletti, vieni presa da 1001 dubbi, timori, paure, e ci si scontra con tutte le perplessità che salgono alla mente. Anche se penso che la curiosità abbia avuto un ruolo importante, ma non solo. La mia collega di sezione a suo tempo era andata a Maintal, alla scuola nel bosco e da lì era tornata come un fiume in piena e con lei 1001 idee, che ci stavano per travolgere. Forse non eravamo del tutto pronte! Ovviamente il nostro gruppo di lavoro era un po’ più che perplesso, ne parlavamo, forse ci influenzavano a vicenda i dubbi, le paure. Però quando Graziana usciva col gruppo, tutto bardato, tute, stivaletti, io un po’ mi incuriosivo e guardavo fuori, e poco alla volta ho cominciato a pormi delle domande. Vedevo che la ritualità nella preparazione non era poi così complessa, nel giro di due-tre volte i bambini riconoscevano i gesti, le modalità dell’imminente uscita; ovviamente lo dichiaravamo anche! Anche le uscite fatte in un campo che noi del nido abbiamo adottato (parola impropria, nessuno lo sa), hanno fatto sì che potessi dare fiducia ai bambini e ricredermi, più fiduciosa verso loro e anche me stessa. Il campo adottato è un’area molto vasta, per gran parte lasciata incolta, con rovi, qualche albero a basso fusto, qualche cespuglio, canne di bambù alte e secche, sconnessioni del terreno, erba a tratti alti con fiori di campo di più colori, e con uno scavo non profondo lungo e stretto che terminava con un altro scavo circolare. Questo scavo è stato poi riprodotto nel parco del nostro nido, perché volevamo portare dentro il fuori che i bambini avevano agito, abitato, sperimentato. Devo aggiungere che per arrivare al campo che abbiamo adottato, la strada attraversa un quartiere poco trafficato, tante villette, qualche cane che più o meno felice abbaiava al nostro passaggio e le signore affacciate ai davanzali o giù nei cortili ad aspettarci quando ci sentivano arrivare. Anche quel percorso è stato affrontato con degli step, dapprima con carrozze passeggini, poi con i Kiddybus e/o la corda con gli anelli. Al rientro valutavo e al “sì, si può fare”, si decideva per un’altra uscita ancora.

Abbiamo fatto uscite anche sulla piazza di Brescello e anche lì il mio timore era presente. I bambini in cordata, Lisa tirava davanti, io tenevo la corda dietro e Cristian stava in mezzo e controllava. Il fatto di avere colleghe e colleghi sicuri e tranquilli mi ha fatto fare passi avanti. Per questo li ringrazio, perché piano piano – se vuoi molto piano – ho cominciato a lavorare su me stessa e su questa possibilità.
Probabilmente anche la proposta di Alessandra, la nostra pedagogista, è stata fondamentale.
Chiese a noi educatrici della sezione grandi se volevamo vivere una giornata in golena con la Sci. Quale offerta per me è stata! Dissi di sì subito, mi mancava la scuola dell’infanzia da tantissimi anni! Partii e tornai con l’idea che si potesse provare anche con la sezione grandi del nido, organizzandola, pianificandola e affiancandoci in questo percorso in natura alla sezione 5 anni che era nella nostra stessa struttura. Quando andiamo in golena, non siamo divisi nido e sci, ma siamo nido-sci insieme, un tutt’uno, non ci sono i miei bambini e i tuoi bambini, ci sono i nostri bambini, un progetto comune con delle sfaccettature, come in un caleidoscopio. Anche in golena le prime volte ho visto colleghe e colleghi tranquillizzanti, e diverse volte mi è stato chiesto da loro “tutto bene Anto”? (magari contavo i bambini!!), oppure “Guarda che è tutto sotto controllo!” In golena con noi sono venute anche altre scuole del nostro coordinamento, ma anche di Parma e lì ho notato che dopo poco eravamo un gruppo unico, bambini che non conoscevi ma che si rivolgevano a te per farti vedere qualcosa che avevano trovato, o altra informazione (se vado là, cosa c’è?). Sapevano riconoscere l’adulto educatore. Anche l’esperienza degli scambi che ho fatto al nido Iride a Guastalla con Tatiana, mi ha dato frutti, anche nella preparazione con le tute. Tatiana e la sua collega uscivano regolarmente sia in cordata che col Kiddybus e man mano che al mattino arrivavano dopo un po’ si iniziava la preparazione, senza fretta e con calma e poi via per nuove avventure. I tre giorni che sono stata là, devo dire che sono stati loro a portare fuori me, sono stati i miei accompagnatori, in un campo dietro al nido, con alberi e un fossone, poi in un quartiere dove vi era una montagna di terra altissima e al soprapassaggio della ferrovia con una vista dall’alto.

È chiaro che quando esci, lo fai dopo avere parlato ai bambini di regole, di quello che si può fare e di quello che non si può fare. E le regole si rispettano.

COME VEDO LA GOLENA? LA MIA IDEA DI GOLENA

Frequentando per un anno e più la golena, mi sono fatta una mia idea, una mia riflessione.
La vedo come un ventre materno che ci accoglie e ci fa stare al sicuro dentro sé e l’argine. Per me sono lunghe braccia che ci trattengono abbracciandoci. Un luogo sicuro, certo il rischio di farsi male c’è, però anche all’interno delle nostre strutture esiste questo rischio. Dobbiamo dare ai bambini la possibilità, l’opportunità di mettersi alla prova, di valutare, di praticare il problem-solving per crescere. Non li lasciamo soli, li aiutiamo a superare ostacoli, li incoraggiamo con l’esempio e a voce. Il concetto di autonomia entra in relazione con il concetto di rischio.

“Crescere significa abbandonare luoghi conosciuti per aprirsi al mondo” Roberto Farnè

Mai come oggi abbiamo bisogno di regole, di darle, di porre dei limiti, dei confini, (ricordo anni fa, una formazione di Alle per la sezione piccoli del nostro nido, che trattava di questo). I bambini nelle nostre scuole e nidi stanno facendo allenamento per la vita e noi siamo un po’ i loro coach!

“Stai sempre vicino a qualcosa che cresce, che sia un bambino, un progetto, un’idea o un nuovo giorno” Anna Maria Ortese

Credo che dobbiamo essere educatrici ed insegnanti in cammino, non stanziali (anche se dà sicurezza), un po’ nomadi, esploratrici curiose, dobbiamo riprendere il bambino che è stato in noi, rimetterci in gioco, non dico dall’oggi al domani, ma pensarci per darci e dare una nuova possibilità educativa, un po’ come una seconda vita o adolescenza, dove noi siamo un po’ più esperte e possiamo dare “dell’altro”, delle altre competenze unite a quelle che già abbiamo. Insieme ai bambini possiamo costruire insieme un modo nuovo di pensare, di vivere, un mondo ecologico dove abitare nel e con rispetto di regole, norme…Un nuovo modo di stare!

INFORMAZIONI PRATICHE:
Per le uscite a piccolo gruppo del Nido
2 edu e 8 bambini, quando è possibile
1 edu e 5 bambini
Sicuramente la prima opzione è meglio e poi con l’aggiunta del pic-nic con rientro entro le tredici, è meglio ancora.

Antonella Pezzali

contesti di apprendimento

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